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Il Bosco Invernale
Durante la stagione fredda il bosco cambia ai nostri occhi: si spoglia.
Alcune piante come le betulle, i faggi, i frassini, i larici si denudano, solo gli abeti (e i pini) non cambiano aspetto da una stagione all’altra. Il bosco però subisce anche un altro cambiamento: diventa incredibilmente più silenzioso: in inverno non si sente più alcun cinguettio, il frusciare delle foglie è impossibile da udire mentre quello degli aghi è molto più difficile da percepire, i rami degli abeti sono immobili e piegati sotto il peso della coltre bianca. La presenza umana che in estate raggiunge il suo picco, ora diventa più scarsa: avventurarsi nel bosco in inverno non è un’impresa facile.
Vita, anche in inverno
Tuttavia se ci addentriamo nella foresta ben equipaggiati e con un occhio molto attento, ci possiamo accorgere che la vita qui dentro non è di certo scomparsa, ma è semplicemente più nascosta del solito.
Dalla scuola elementare sappiamo che alcuni animali vanno in letargo, crollano in una specie di sonno profondo, rallentando al massimo il loro metabolismo e non escono mai dalla loro tana. Tra questi ci sono la marmotta, il ghiro e il moscardino che in autunno accumulano una grande quantità di grasso sottocutaneo che servirà come riserva energetica durante i mesi più freddi.
Altri animali invece come lo scoiattolo, la nocciolaia e altri uccelli, si costruiscono un riparo per le giornate più gelide, tuttavia quando la temperatura è più favorevole possono uscire alla ricerca di cibo: sotto la neve infatti, tra le foglie, i tronchi e i rami caduti è possibile trovare ancora delle scorte di cibo.
Ci sono poi altri animali che non potendo fare come marmotte e ghiri, ed essendo costretti a muoversi tra il candore della neve, cercano di mimetizzarsi e fanno la muta: è il caso di pernici, ermellini e lepri.
L’uscita allo scoperto di questi animali fa molto comodo ad altri: volpe, tasso (che possono condividere anche la stessa tana) in inverno cercano di limitare il dispendio di energie rimanendo a lungo tempo al riparo, ma appena ne hanno l’occasione escono a caccia.
Ci sono anche altri animali che si muovono attraverso i boschi e la neve, questi sono gli ungulati. Caprioli, cervi, camosci e stambecchi si adattano a mangiare quello che c’è: erba secca, ramoscelli, licheni e talvolta anche la corteccia di giovani piante. La ricerca di cibo porta questi animali a bassa quota e in direzione di versanti ben esposti al sole. Non facendo alcun tipo di scorta, gli ungulati sono particolarmente suscettibili a questo delicato equilibrio.
Foto APT Val di Sole
Un animale invece un po’ speciale è l’orso: alcuni esemplari infatti vanno in letargo mentre alcuni mantengono una vita invernale più attiva. I fattori che influenzano maggiormente questa scelta sono l’età degli esemplari e soprattutto la facilità (o la difficoltà) con cui reperiscono cibo. Inverni più corti, meno nevosi e mediamente più caldi, favoriscono l’attività di questo animale che decide di non fare alcun “lungo riposo”.
Infine c’è un altro animale che si sposta spesso nei boschi. Lo abbiamo voluto lasciare per ultimo perchè è una presenza che è ritornata a farsi vedere da poco nel nostro territorio: il lupo.
Niente letargo per questo predatore che rimane sempre in movimento. Grazie alla sua grande resistenza e il suo ottimo olfatto, si mette alla ricerca delle scie e dei percorsi usati da altri animali, specialmente gli ungulati, per poi aggredirli quanto la stanchezza sopraggiunge.
Una lavagna bianca
Possiamo dire che la vita nel bosco nei mesi più freddi rallenta, ma di certo non viene a mancare.
Tutti questi animali, mossi dai loro istinti, saranno spinti ad uscire dalle loro tane e dai loro ripari e muoversi da un versante all’altro, da una valle all’altra: lasceranno così le loro tracce sulla lavagna bianca che ci aiuterà ad identificarli uno ad uno.
Iniziamo facile: orme di ungulati (ungulati deriva da unghie, quelli che sarebbero gli zoccoli sono delle unghie, da cui il nome) più probabilmente cervi visto il segno lasciato
Feci, no. Cacca, no. Escrementi, no. In realtà sì, di quello si tratta, però dobbiamo essere precisi ed usare il termine corretto: fatte. Queste sono fatte di cervo o capriolo: la differenza tra i due sta principalmente nella dimensione, queste erano di cervo
Tra le radici si possono scorgere le entrate delle tane: questi buchi non sono mai unici, ma ci sono più ingressi. Per capire se la tana è ancora abitata basta controllare la zona attorno ad uno dei buchi, se si notano mucchi di terra o materiale smosso significa che qualcuno ha fatto qualche modifica al proprio riparo
Serve dirvelo? Diciamo che abbiamo un particolare attaccamento a queste orme
Un’altra traccia molto comune: il segno delle corna degli ungulati. Anzi, ci correggiamo, non sono corna ma palchi. Caprioli e cervi perdono i propri palchi a partire da dicembre e la nuova crescita inizia subito. Tuttavia il nuovo palco cresce ricoperto da una membrana simile al pelo, il cosidetto velluto: per toglierlo grattano i loro palchi sui tronchi degli alberi
Invece che delle tracce, potrebbe però capitare di trovare l’animale stesso: nel caso di cervi e caprioli infatti si tratta di un evento molto probabile proprio perché tendono ad abbassarsi di quota e quindi avvicinarsi ai centri abitati alla ricerca di cibo.
Tuttavia in questa situazione è bene prestare molta attenzione: come accennavamo prima, in questa stagione il bosco (ma tutta la natura) si trova in un equilibrio molto delicato, e durante il nostro incontro dobbiamo cercare di non spaventare l’animale, non inseguirlo ma semplicemente ammirarlo, meglio se da lontano con un binocolo. Si tratta di animali molto schivi, che cercano di evitare il contatto con l’uomo, lo spavento li farebbe scappare facendo sprecare energie dove in un contesto di questo tipo, può significare la vita o la morte.
Durante le nostre avventure le parole d’ordine saranno quindi responsabilità e rispetto: ci addentreremo nel bosco alla ricerca di tracce, per poi raggiungere un luogo designato dove potremo ammirare gli animali senza essere troppo invasivi.
Prima abbiamo parlato di equilibrio e in inverno si tratta soprattutto di questo: limitare il nostro impatto, la nostra presenza, il nostro disturbo.
Noi non dobbiamo lasciare traccia, o perlomeno, limitarle al massimo.
Una piccola sorpresa
Dopo avervi fatto vedere qualche traccia ora ci sentiamo obbligati a farvi vedere qualcosa di più: dovete sapere che alcuni di noi Ursus hanno una passione, il fototrappolaggio.
Si tratta della maniera meno invasiva in assoluto per riprendere e osservare gli animali nel loro habitat.
Si nota bene che nella neve alta gli ungulati (una giovane cerva) hanno dei movimenti piuttosto lenti
Questa è facile: probabilmente l’impronta più inconfondibile che si possa trovare nei nostri boschi
Un gruppo di 4 cerve corre nel bosco durante il giorno: sono animali che preferiscono le ore buie, ma si muovono anche quando c’è luce
Stessa fototrappola ma stavolta una lepre: esce con il favore delle tenebre per cercare delle provviste
Stavolta invece una lepre e in fondo al tracciato un cervo: spesso molti animali usano gli stessi percorsi per spostarsi
Vi è familiare? Un piccolo branco di 3 lupi che percorre lo stesso tracciato dove si trovavano gli animali precedenti
Con questo abbiamo finito, e come sempre
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